lunedì 13 febbraio 2012

Passato, Presente, Futuro..

Mi ritrovo nuovamente qui. In questo nuovo angolo di mondo, un mio angolo personale, la zona Kris, off-limits per chiunque, un po' come l'Area 51. Un paragone accettabile, si. E come nell'Area 51 qui mi occupo di nuove scoperte su di me, entro nel mio Io più profondo e nascosto, e indagando cerco di coglierne l'essenza, attraverso una ricerca direi quasi scientifica. Un luogo di mistero e di segreti celati al mondo, a chi mi conosce ma non mi conosce, agli ALTRI, questa massa, entità informe a cui è possibile solo dare un nome collettivo, in cui nessuno spicca o si distingue in qualche modo se non giusto un paio di individui selezionati, e speciali. I miei migliori amici.


Mi ritrovo qui a scrivere nuovamente, un po' per sfogo, un po' per narrarmi di come vanno i primi passi che muovo lungo la MIA strada, la mia Route 66. E mi lascio andare al ricordo dei malumori di questi giorni.

A questo gelo invernale che non dà tregua, questo vento gelido e tagliente che riesce a sferzarti la pelle anche se sei coperto e incappucciato a mo' di eschimese, con gli occhi che quasi bruciano e la fronte dolorante. E mi rivedo camminare per le vie del mio paese, in direzione dell'ufficio. Vedo un uomo stanco. Vedo una forma nera trascinarsi noiosamente su per gli scalini, e raggiungere quasi sbuffando il posto di tutti i giorni. Un posto che da tre anni e mezzo a sta parte ha iniziato a diventarmi sempre più stretto. Vedo tre anni di promesse non mantenute, speranze, sogni, desideri scomparsi in una nuvola evanescente, vedo il tempo trascorso, e ancora cerco "un senso", citando Vasco, anche se un senso in fondo non c'è. Forse è inutile star qui a rimuginare su scelte passate, forse non è poi così utile dare un senso a un tirocinio di tre anni che non è servito allo scopo per cui era stato iniziato. Meglio concentrarsi sugli insegnamenti che la vita ci da, e pensare che in fondo, come disse Steve Jobs a Stanford, un giorno guardando indietro i puntini si uniranno, e anche le esperienze più assurde e paradossali acquisteranno quel "senso" che ora tanto ci agita nel sonno.

Rivivo ogni giorno questo malessere, questa maledetta sensazione di essere intrappolato in una sorta di schema circolare che mi riporta sempre al punto di partenza. Nemmeno l'iscrizione ad un corso di laurea specialistica, tanto desiderato è servito a rompere questo schema. È sembrato tutto solo come un'illusione di rivoluzione. Ma a quanto pare non è sufficiente. È un passo, fatto così su due piedi, quasi sul filo del rasoio, ma voglio di più..

Lavoro come prima, di fatto, mi si propongono nuovi accordi che sanno di cambiamento, ma dove la parte che sacrifica (forse) una fetta del guadagno sono solo io, e mi si chiede di adattarmi. Ma in fondo, dico io, chi ha bisogno di chi? Quale è il mio reale valore? Sarei veramente pronto a sacrificare uno stipendio dimezzato ma sicuro, per poter seguire pienamente gli studi? Quale è la scelta che mi porterà più vantaggi nel medio lungo termine? Il mio valore è così basso da poter essere svalutato in questo modo? No! Posso cambiare le carte in tavola. Dicono che non vince colui che batte gli altri al gioco, ma chi riesce a cambiare le regole stesse del gioco (grazie prof.!). Perchè ormai è una questione di chi batte chi.. Di soccombere a un destino di venticinquenne precario, che passerà i prossimi anni a sperare che cambi qualcosa pur sapendo che non accadrà, oppure di prendere in mano la propria vita e rendere questo cambiamento radicale e definitivo. Come si suol dire "tagliare i ponti".

Sicché in una gelida domenica di inizio febbraio trascorro una sera a preparare curriculum, iscrivermi a newsletter dei più svariati siti di ricerca lavoro, e ad ogni sito visitato, ad ogni posizione aperta che scandaglio la sento scorrere, quella sadica soddisfazione, quella egoistica sete di cambiamento, e la scarica adrenalinica della ricerca, della corsa sfrenata, perchè non c'è cosa al mondo che mi renda più appagato di questa malsana nevrosi. Questa corsa continua...
Invio la mia prima candidatura, e mi sento come sotto l'effetto di una droga.. Eccitato, ma più sereno. Il tempo passato a pianificare mi medica, cura la mia voglia malata di crescita, e di miglioramento, e rendendo al contempo meno pesante l'attesa del "salto di qualità".

Ed è così che mi rendo conto che di fatto non ho ancora mosso alcun passo nella mia nuova strada, ma non importa. Sto ancora solo preparando la valigia. Il momento della partenza è però imminente, e sono pronto. Ora si. E il passato inizia ad acquisire un po' di organicità.. Forse il mio dust bowl serviva proprio a questo.. A prepararmi ad affrontare nuove sfide.. A risvegliare uno spirito guerriero da troppo tempo rimasto celato nell'ombra delle mie insicurezze. Non importa. Continuiamo a guardare avanti..perchè "anche se non ha un senso, domani arriverà.. Domani arriverà lo stesso".

Kris

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