mercoledì 13 giugno 2012

Guardare indietro...

In un momento in cui la nostra Route 66 sembra proiettarci in avanti sempre di più, in un futuro sperato, una meta, una visione, un puzzle che sappiamo, un giorno sarà completo e di cui ora abbiamo solo pezzi sparsi tra le mani, in questo momento uno sguardo torna a rivolgersi al passato.

Un passato più o meno recente a seconda dell'umore e della percezione del momento.. Sei mesi esatti, che se ci penso sembrano volati, bruciati come un foglio di pergamena cosparso di combustibile. Sei mesi per pensare, riflettere, lavorare, studiare, curare le amicizie e le passioni, dormire poco la notte, correre tanto di giorno, cercando di riempire ogni singolo secondo della giornata, eppure.. Quel secondo ogni giorno rimane libero. Fisso quasi come un appuntamento quotidiano, in cui è LEI a popolare i miei pensieri, con quei suoi occhi grandi colore della speranza, quel sorriso vitale, lo sguardo energico e determinato di chi nella vita ha sofferto e ha reagito. E ha vinto. Di chi con successo e soddisfazione ha affrontato e continua ad affrontare le sfide della vita, i viaggi non solo in senso metaforico. Una di quelle persone che quando parlando loro pronunci la parola "esperienza", non solo la comprendono, ma la sentono, ne percepiscono l'aroma, il suono, il peso, la consistenza, l'essenza più profonda. Una perla di rara bellezza, di quelle bellezze quasi esotiche, il cui sorriso riesce a emozionarti almeno quanto ti strega lo spessore della sua personalità, con le sue mille sfumature, visibili e celate.

Insieme a lei ho vissuto in un paio di mesi emozioni che forse altri uomini non apprezzano nemmeno in una intera vita. Ho desiderato ardentemente che quella fiamma così candida e avvolgente, così confortante non si spegnesse.. E così è stato. E quando il distacco ha reso quella fiamma un fuoco doloroso e straziante, ho cercato di allontanare il pensiero, demonizzare quell'immagine, cercare colpe, trasformare la frustrazione in rabbia, ho provato a spegnere quella fiammella, ma nulla. E tutto sommato, a conti fatti ora ne sono pure contento. Ho capito che non ha senso questa volta chiudere vecchie emozioni in un baule, da aprire solo, forse, un domani, quando mio figlio o mia figlia mi chiederà come mi sono sentito la prima volta che ho assaporato l'Amore vero. E non sono nemmeno sicuro che le parole, mezzo artificiale partorito dalla mente umana razionale per comunicare, informare, coinvolgere, possano effettivamente spiegare il significato di ciò che ho sperimentato.

Nessun baule stavolta. Solo lucciole nella notte stellata, libere di volare qua e la, illuminandosi della bellezza e della poesia che sola può dare un senso alla nostra esistenza in questo immenso laboratorio chiamato Universo. Dove esseri umani intrecciano le loro vite continuamente come piccoli atomi, in costante movimento. Chi ha detto che sia vero Amore solo quello che tiene due persone legate da un vincolo fino alla fine dei loro giorni? Chi ha detto che per essere chiamato Amore debba per forza essere corrisposto?

Meglio lasciare che tutto ciò che è stato viva costantemente nel mio presente, permei la mia esistenza nel profondo, in ogni gesto quotidiano, perchè forse è vero, che per quanto esistano distanze fisiche, barriere anche mentali, un Amore nel suo stato più puro, una volta acceso, non si spegnerà mai più.