domenica 1 luglio 2012

La nazione che trema...

Ebbene si i tremori ancora si sentono, a distanza di un mese da quando il primo sisma, di magnitudo superiore a 6 gradi della scala Richter ha fatto sciogliere come neve al sole i fabbricati di mezza Emilia Romagna. Ma questa volta non si tratta dei tremori dovuti alle scosse di assestamento. Sono i tremori di una nazione italiana che non sono più sicuro si possa ancora chiamare tale. Non sono nemmeno sicuro che esista ancora, e se esiste è una pseudo-nazione di cui sento di non far parte.

Una nazione che si sfalda sotto le scosse dell'indifferenza e dell'individualismo, guidata da una classe di Politici corrotti, immeritevoli, incapaci di creare anche solo senso di fiducia nella popolazione oltre che nei mercati finanziari.

Perchè ammettiamolo, in questo paese è l'individualismo a farla da padrone, quello degli imprenditori senza umanità che pretendono che lavori per loro con un contratto a progetto, o a chiamata, per pagarti (se ti pagano) una miseria, e avere pure da ridire se ti lamenti perchè con quello che guadagni non copri nemmeno le spese che per forza di cose devi comunque sostenere. O quelli che ti fanno aprire una partita iva,
e magari ti fanno pure promesse di una carriera professionale che poi si rivela inesistente, perchè tu sei per loro solo manodopera a basso costo.

L'italia è il paese di quelli che vogliono il tutto e subito, soldi, bella vita, successo. Dove la gente si indebita per comprare beni che anni fa sarebbero stati considerati di lusso solo per mostrare che "io ce l'ho". Dove non è importante tanto la compagnia, quanto il posto dove ci si trova, dove ogni motivo è buono per far sapere ai tuoi "amici" di Facebook in quale fottutissimo sudicio bagno di quale discoteca patinata e chic stai riversando il tuo vomito.

Viviamo in un paese che si sente unito e patriottico solo quando è l'ora di festeggiare le vittorie della nazionale di calcio, la festa della Repubblica, o celebrare i 150 anni di una unità che in 150 anni ha creato solo maggiore dis-unità, e di cui stento ancora a trovare un perchè. Chiamatemi cinico e anti italiano se volete, ma l'idea che mi sono fatto in 26 anni di vita è che non è l'Italia ad avere il cancro. È lei stessa il proprio cancro. Fortunatamente vivono ancora cellule di speranza, e capita sporadicamente che guardandomi intorno, guardando i gesti delle persone che mi circondano, conosciute e non, vedo altruismo, senso di sacrificio, desiderio di realizzarsi aiutando anche gli altri a fare lo stesso. Vedo persone che in un piccolo comune di provincia si adoperano per raccogliere fondi da inviare in Emilia, alla faccia di coloro che adottando la politica del dire invece che del fare, si impegnano solo mostrare in rete il loro falso moralismo e finto dispiacere, salvo poi rifiutarsi di partecipare attivamente anche solo con la propria presenza, a una serata di beneficienza.

Questa è l'idea che ho dell'Italia. Un luogo unito solo geopoliticamente, dove pochi gruppi di persone con un senso di umanità e comunità e con senso vero di appartenenza ancora vivo, si confrontano con una massa abnorme di individualisti ipocriti opportunisti avidi.
E le cose non cambieranno.

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