venerdì 9 novembre 2018

Diario di Digiuno - Giorno 3 - 72 ore dall'ultimo pasto

8 novembre 2018 Ore 00:30

Il pomeriggio di oggi è proseguito senza particolari difficoltà. 

Ogni tanto, specialmente a ridosso degli orari in cui solitamente mangiavo, mi veniva voglia di cibo, ma non avevo sensazioni particolari di fame; si trattava di un vero e proprio desiderio di sentire il gusto del cibo in bocca. Spesso mentre lavoravo il mio cervello mi restituiva ricordi legati al gusto succoso di una mozzarella, o del gusto forte della maionese, oppure del gusto del filetto della fiorentina cucinata a cottura media. 

Tuttavia mi sono accorto che aprendo il frigo non provavo particolari sensazioni, a parte un certo leggerissimo languorino alla vista di verdure come i pomodori. Lo stesso vale per la vista della frutta sul cestino sopra il tavolo. In buona sostanza ho compreso (almeno questo è quello che per ora posso dedurre) che il mio cervello brama cibi che normalmente mi danno piaceri sensoriali, ma il mio fisico richiede, all'opposto, cibi naturali, prevalentemente vegetali. 

Confesso che è una cosa un po' strana, perchè è come sentire parlare due voci diverse che chiedono cose compleamente opposte. Questo mi fa riflettere su come, normalmente le persone (io per primo) non siano solitamente in grado di distinguere tra alimenti di cui hanno solo voglia, ed alimenti di cui il loro corpo ha realmente bisogno. In un certo senso questo digiuno mi sta insegnando ad essere più razionale sul modo in cui mi approccio al cibo. 

Spesso infatti, anche prima di iniziare questo percorso nuovo ho notato che l'avvicinarsi dell'ora di pranzo e cena diventava quasi un momento per evadere da attività (normalmente lavorative) che iniziavo a non sopportare più. Ecco allora che i pasti si prolungavano, magari durante gli stessi ne approfittavo per guardare qualche video su youtube o un episodio di qualche serie su Netflix. Ogni pasto, nei giorni per me più stressanti a livello emotivo, diventava quasi come un momento in cui "drogavo" i centri di piacere del mio cervello con tipi e quantità di cibo che non erano conformi, o erano in quantità eccessiva rispetto al reale fabbisogno del mio corpo.

E questo, se ci ripenso, è collegato anche con le abitudini alimentari malsane che mi hanno portato, dall'inizio del 2017 ai primi mesi del 2018 a mettere su la bellezza di 11Kg. 

Se avessi ascoltato prima il mio IO interiore, che in tutti i modi possibili ha tentato di dirmi che l'attività professionale che cercavo di portare avanti non era allineata con i miei valori, sogni ed aspirazioni, probabilmente non sarei caduto in questa trappola di costante ricerca di un "attimo di pace" - per dirla con il buon Ramazzotti - vuoi attraverso il cibo, vuoi attraverso la consumazione di esperienze videoludiche o di consumare passivamente film, serie tv, o video su Youtube che spengono il tuo pensiero e anestetizzano la tua coscienza. 

Non oso nemmeno calcolare la quantità di tempo che ho sprecato con queste "droghe", perchè di questo si trattava, altrimenti il risultato della somma probabilmente mi farebbe trasalire. Se immagino a come oggi potrei utilizzare in modo efficace e funzionale, o anche solo emotivamente piacevole quel tempo ormai perduto, mi rendo conto delle occasioni che ho perso per vivere una vita veramente piena come quella che sto vivendo ora. 

Questo mi porta a riflettere su un concetto di droga che va oltre i normali stupefacenti di cui parla la TV. Droga è tutto ciò che spegne la tua capacità di ascoltare la voce di Dio, inteso non come l'entità fantastica che ti insegnano a catechismo, ma come la voce del tuo spirito più profondo. Credo infatti, che ognuno di noi sia Dio, nel profondo, ma questo Dio spesso rimane chiuso in una scatola, senza possibilità di esprimersi all'esterno di questo involucro effimero che è il nostro corpo. E difatti, vedo spesso attorno a me sempre più PERSONE, nell'accezione etmologica del termine (dall'etrusco phersu e dal greco prosopon, che significa "maschera dell'attore") e sempre meno "esseri umani", nell'accezione più profonda di individui nati per essere divini, ma che con il tempo, a causa della superficialità e di un utilizzo malsano della materialità presente nel nostro tempo, perdono questa capacità di essere Dio, e di mettere in azione questo potere divino, nel materializzare nel mondo beni, servizi, idee, pensieri, linguaggi, nuove forme di rappresentazione della realtà o del futuro, che vadano a beneficio della collettività e di sé stessi.

Non condanno la materialità di per sé, ma abbraccio la filosofia di Pietro Nenni, quando disse "Le idee camminano sulle gambe degli uomini". Molti condannano gli strumenti, i social network, i nuovi device di cui tutti oggi disponiamo, i media contemporanei, per i valori malsani che tutti questi strumenti oggi trasmettono. Io ritengo che non sia lo strumento da condannare a priori. La materialità non può essere il problema. Il problema è l'utilizzo che tu fai di ciò che è materiale e vive nel mondo delle cose e della concretezza. Nel momento in cui usi il mondo delle cose come strumento per declinare e sintetizzare idee nuove, facendo qualcosa che migliori la vita degli altri individui e lasci il mondo come un posto migliore di come lo hai trovato, ecco che in quel momento diventi Dio, e utilizzi quel potere della creazione che ci viene donato dalla nascita, e che col tempo la maggior parte di noi dimentica di avere.

In questo senso dovrebbe essere interpretato il concetto per il quale siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio. 

Quindi nel momento in cui ho usato gli stumenti a disposizione per consumare passivamente esperienze videoludiche, oppure ho utilizzato il cibo in modo non consono, solo per anestetizzare una sofferenza interiore che provavo, non ho fatto altro che tenere questa sofferenza all'interno, invece che utilizzare il tempo, risorsa limitata, fondamentale e irreplicabile, per fare vera innovazione nella mia vita, in pieno allineamento con i miei valori.

Voglio mettere da subito questa riflessione in azione, eliminando definitivamente dal mio cellulare tutte le applicazioni che sono disfunzionali rispetto all'utilizzo produttivo del mio tempo, e decidendo di dedicare al massimo il tempo di 1 episodio o un film al giorno per l'app di Netflix, e solo nei momenti in cui l'utilizzo dell'app viene dopo aver realizzato ciò che mi ero proposto a inizio giornata. Godere dell'arte realizzata da un film o da una serie TV deve essere un'esperienza vissuta attivamente, in un momento di relax quasi fosse un premio per aver ottenuto un risultato durante il giorno.

Cambiando argomento, questa sera sono stato con la mia fidanzata, serata semplice a guardare la tv, ma piacevole e carica di dolcezza come sempre. Credo uno dei pochi momenti di vera serenità e pace di tutta questa settimana di corsa. Appena arrivato a casa sua, un odore di pizza ha subito fatto risvegliare i centri del piacere del mio cervello.. dall'altra parte il mio stomaco manco ci pensava.

Ho fatto un po' fatica a contrastare la tentazione a dire sì di fronte alle domande: "vuoi qualcosa?" o "Vuoi un pezzo di pizza?" ma sono stato assolutamente ligio al "dovere", e non ho ceduto alla tentazione. Questi momenti credo siano veramente formativi dal punto di vista della disciplina, e dell'abnegazione, e credo sin da bambini dovremmo essere abituati, a vari livelli a rinunciare a qualcosa per avere qualcosa di più grande o più speciale dopo. 

Banalmente, se non avessi rinunciato alle mie ex, non avrei potuto lasciare spazio all'Angelo che attualmente mi accompagna nel mio percorso di vita. e questo è solo uno dei tanti esempi che conferma come la perdita, o la rinuncia rappresentino spesso, senza che ce ne accorgiamo, una benedizione sotto mentite spoglie. 

Come di consueto, con il mio Amore non ho segreti, e anche se è stato difficile, ho condiviso con lei la scelta che ho fatto, di approcciarmi alla pratica del digiuno. La cosa che mi ha colpito positivamente è che la sua unica "obiezione", se così la si può chiamare, riguardava i rischi per la mia salute, e la possibilità di non stare bene durante la guida o mentre mi trovavo da solo. Il che ovviamente mi ha fatto grandissimo piacere; è sempre bello sentire che qualcuno si preoccupa per te, e ti fa sentire importante. Ma non è questo il motivo per cui sono rimasto colpito: la cosa straordinaria, che conferma per l'ennesima volta che siamo due anime affini, è che non una SOLA parola di giudizio nei miei confronti è uscita dalla sua bocca. Non un commento o una domanda sul perché, non un'affermazione del tipo "tu non sei normale", "non ti capisco", "perchè fai queste cose"... al contrario, nonostante probabilmente qualche dubbio sia emerso nella sua mente (credo sia normale per una persona che sente il suo partner raccontargli che non mangia da oltre 24 ore, sentirsi un po' spaesata e farsi delle domande), non me lo ha fatto percepire, e anzi, ho percepito una sorta di fiducia, pur con le dovute preoccupazioni che ha espresso, sul fatto che fossi coscente e motivato di quello che stavo facendo. Per me questo è stato un ulteriore slancio in avanti nel nostro rapporto, e sapere che Lei mi sta vicino e condivide con me aspetti così profondi della mia vita, anche se difficili da comprendere per la "mente umana media", mi rende l'essere umano più felice dell'universo.

8 novembre 2018 Ore 20:00

Questa notte ho dormito meglio delle notti precedenti. 

Mi sono svegliato un po' frastornato, forse a causa dell'appuntamento con bisogni fisiologici che sono sopraggiunti nel cuore della notte e che al momento mi hanno causato un bel po' di sofferenza. Sapevo che tra il secondo ed il terzo giorno sarebbe giunto anche quel momento e fortunatamente mi trovavo comodamente a casa. 

Ho notato che sogno molto di più del solito, anche se tutt'ora non ricordo i sogni che faccio. Quindi effettivamente l'impressione è che l'attività onirica notturna cresca gradualmente con il prolungarsi dei giorni di digiuno.

Non sono riuscito ad alzarmi presto, all'ora che avevo settato nella sveglia, ma credo sia normale, perché, fatalità ha voluto, nei giorni precedenti non ho avuto UNA sola sera in cui starmene comodamente a casa a riposarmi, leggere un libro o semplicemente andare a letto presto. 

E' una cosa che tutt'ora mi crea un certo fastidio, perché speravo che questi giorni di digiuno, che si stanno rivelando positivi sullo sviluppo di un certo grado di autodisciplina, "antifragilità" (Cit. Nassim Thaleb), resilienza e anche sotto il profilo della lucidità mentale che sento aumentare esponenzialmente di giorno in giorno, mi dessero il tempo per un po' di solitudine, introspezione, o semplicemente per dedicarmi ad attività che da un po' non faccio.

Penso ad esempio al disegno, o anche solo al mettermi li a colorare un album, o ad ascoltare musica classica (a proposito, in questi giorni, ho spesso avuto voglia di ascoltare musica classica, pur non avendone avuto la possibilità). 

Guidando in auto, contrariamente a quello che pensavo, ho continuato a sperimentare una grandissima concentrazione e quella sorta di incremento della lucidità della vista, soprattutto nelle ore buie, che già avevo sperimentato nei giorni scorsi. Durante il giorno, invece, tendevo a rifuggire le zone di luce eccessiva, e per mia sfortuna, ho dovuto lavorare in una stanza baciata da un intenso e limpido sole. Anche l'ipersensibilità degli occhi alla luce è una costante che ho sperimentato ogni giorno.

Fortunatamente questo periodo dell'anno il sole se ne va abbastanza in fretta, e con esso, devo dire, nel corso della giornata se ne va progressivamente anche la mia energia. Non mi sento stanco la sera, semplicemente dopo una giornata di stimoli, ho bisogno di far riposare la mente nel silenzio, non vedere persone, non ascoltare nessuno, non rispondere ai messaggi sul cellulare e starmene semplicemente per cazzi miei, anche solo per coricarmi sul letto a guardare il soffitto e pensare. 

Sono impegnato anche questa sera, e anche se obiettivamente non ne ho voglia, lo scopo per cui esco, vale tutto l'oro del mondo. 

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